Si dice che non sia tutto oro quello che luccica, ed è verissimo. Ma è anche vero che non sempre tutto quello che ha a che fare con il biondo metallo sia inondato di luce, specie se decidiamo di puntare lo sguardo su cosa succede durante la sua estrazione in alcune zone del mondo.

Partiamo da dove tutto ha inizio: l’oro allo stato nativo, che si trova sotto forma di minuscoli frammenti incastonati nella roccia. Per estrarre il prezioso metallo, è necessario frantumare e filtrare la roccia con pazienza, fino ad ottenere solo le pagliuzze bionde. Il processo può essere velocizzato attraverso l’uso di un alleato poco raccomandabile, che oggi viene adoperato soprattutto nei paesi in via di sviluppo: il mercurio.

Mercurio, conosciamoci meglio

Più o meno tutti abbiamo sentito parlare del mercurio: rimane nei nostri ricordi di chimica del liceo come uno dei pochissimi metalli liquidi a temperatura ambiente, e fino a qualche anno fa era presente in tutti i termometri per misurare la temperatura corporea. Negli ultimi anni, come stabilito dalla Convenzione di Minamata del 2009, è sparito dagli oggetti di uso comune, poiché è stato dimostrato che questo metallo è fortemente neurotossico, capace di apportare danni al sistema nervoso centrale in maniera permanente.

Cosa c’entra il mercurio con l’oro?

Il mercurio è fortemente reattivo con le pagliuzze d’oro, e legandosi insieme le due sostanze vanno a formare un composto detto amalgama. A questo punto, è molto semplice liberare l’amalgama dal metallo meno nobile, poiché il mercurio diventa volatile a temperature molto basse. Basta perciò scaldare l’amalgama sulla fiamma di un comune fornello e il mercurio evapora, lasciando solo l’oro non più sparso in pagliuzze, bensì agglomerato in un’unica massa porosa, molto più pratica da commerciare.

Il mercurio inizia invece il suo percorso di distruzione: allo stato volatile entra infatti nel ciclo dell’acqua, tornando a terra attraverso le piogge e contaminando il suolo e le falde acquifere, devastando l’ecosistema e compromettendo la salute di chiunque vi venga in contatto, per esempio bevendo acqua inquinata. Gli stessi cercatori d’oro, che spesso lavorano senza nessun tipo di protezione, inalano una gran quantità di mercurio, subendone i danni.

Un commercio pericoloso

Nonostante l’estrazione dell’oro attraverso l’amalgama con il mercurio sia estremamente rischiosa per la salute e per l’ambiente, l’UNIDO (Nazioni unite per lo sviluppo industriale) stima che circa il 25% dell’oro in commercio venga attualmente estratto grazie a questo metodo, soprattutto in alcune regioni del terzo mondo. Uno studio del 2016 a cura della Fondazione “Osvaldo Cruz”, per esempio, ha dimostrato come in una popolazione di indigeni amazzonici, gli Yanomamy, circa il 92% degli individui mostrassero contaminazione da mercurio, proprio a causa di alcuni cercatori d’oro che hanno disperso il velenoso metallo nelle zone del loro territorio.

La speranza per il futuro è che, attraverso lo studio di metodi di estrazione più etici e la messa a punto di strategie di aiuto per le zone del mondo in difficoltà economiche, l’utilizzo del mercurio per l’estrazione dell’oro possa essere progressivamente ridotto, fino ad essere abbandonato del tutto.

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Aurora Colangelo

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